TOM: Traces of Movements
(2022-2024)
Le migrazioni forzate e il displacement a cui assistiamo quotidianamente rappresentano solo l’ultimo capitolo di una storia millenaria che ha riguardato lo spostamento di persone e di popolazioni tra diverse aree del pianeta. Movimenti a breve e lungo raggio, dilatati o compressi nel tempo, legati a guerre, discriminazioni, crisi ambientali, politiche, economiche e umanitarie hanno portato all’incontro, al confronto e allo scontro tra persone, mentalità e società differenti e hanno dato origine a fenomeni di ibridazione, esclusione e inclusione. Nell’ambito di questi movimenti, oggetti, persone e ambiente con le loro agency si annodano e si intersecano in un network complesso di relazioni tra umano e non umano.
A livello di singole discipline, quali l’archeologia, l’antropologia culturale, la storia contemporanea e, più di recente, la big data analytics, i migration studies hanno una lunga tradizione, ma solo raramente è stato fatto lo sforzo di uscire dalla parcellizzazione dei peculiari punti di vista.
Il progetto ha l’obiettivo di riconnettere i singoli segmenti di un tema complesso quale è la mobilità migratoria nello spazio e nel tempo, a partire dalle sue tracce materiali e immateriali, attraverso una riflessione interdisciplinare. Unendo sguardi, metodi e competenze complementari, si ragionerà in modo inclusivo ed estensivo sulla complessità sociale e culturale di un fenomeno che nel tempo e nello spazio ha assunto forme e significati differenti.
L’obiettivo principale di TOM è offrire una lettura articolata e multifocale delle complesse relazioni che si intrecciano in connessione ai fenomeni migratori, a partire dalla lettura delle tracce tangibili, intangibili e digitali e dal loro posizionamento nello spazio e nel tempo, mediante la collaborazione tra discipline diverse:
(i) l’archeologia che documenta e analizza le tracce materiali lasciate dalle persone in movimento nei luoghi del viaggio migratorio e nei paesaggi dello spostamento forzato;
(ii) l’antropologia culturale che riflette su processi e pratiche che hanno raccontato le migrazioni, ne hanno musealizzato oggetti e trasmesso racconti, rappresentazioni e immaginari;
(iii) la storia contemporanea che propone la stesura di nuova storia sociale del displacement in tempo di guerra, attraverso la lettura di un ecosistema storico nel quale si intrecciano vincoli rigidi e spazi di agency per gli attori che a vari livelli interagirono tra loro;
(iv) l’informatica che, come big data analytics, lavora sui dati prodotti dalle comunicazioni tra e delle persone in movimento per esplorare relazioni e aspettative;
(v) la comunicazione visuale che costruisce nuove narrazioni attraverso l’occhio della telecamera, aiutando a definire un dialogo con il pubblico.
TOM cercherà di condurre azioni mirate a sostenere una maggiore consapevolezza sociale della complessità delle relazioni che costituiscono i fenomeni migratori, con l’obbiettivo di incentivare atteggiamenti positivi, di accoglienza, inclusione e convivenza. Per fare questo si indagheranno tre differenti casi studio distinti per collocazione spaziale e temporale.
a) La migrazione forzata: un caso di deportazione nell’antico Kurdistan
Il progetto propone l’analisi di un primissimo caso nella storia di migrazione forzata, evento eccezionalmente documentato sia da fonti testuali che archeologiche attraverso le quali si è potuto tracciare come un grande segmento di popolazione fosse stato deportato dalla Piana di Rania (Kurdistan iracheno) e reinsediato nelle vaste terre del regno di Shamshi-Adad I (1833- 1776 a.C.), dando così origine alla formazione di un nuovo stato frutto della diaspora in quest’area e della parallela migrazione avvenuta negli anni ‘50 del XX secolo, per la costruzione della diga di Dokan. La piana di Rania è stata oggetto di ricerche da parte del “Pisa Archaeological Project” che ha recentemente documentato il contesto insediativo antico e il suo declino mentre verso ovest, nella Piana di Erbil, i colleghi francesi hanno individuato il principale insediamento della diaspora.
L’analisi e la comprensione delle dinamiche di questo scenario coinvolgono sia la documentazione testuale sia l’indagine archeologica su alcuni siti selezionati.
b) Lo spazio del movimento sulla linea Gotica. Sant’Anna di Stazzema e dintorni: sfollamenti, guerra totale e migrazioni (1940-1948)
La linea di ricerca indagherà l’impatto della guerra totale sulle comunità delle Alpi Apuane, in particolare sul comune di Stazzema e sul paese di S. Anna di Stazzema dove, il 12 agosto 1944, le truppe tedesche hanno compiuto una strage uccidendo centinaia di persone, abitanti del posto, ma anche molti sfollati provenienti dalla Versilia, da altre province toscane o da più lontano.
Quella che viene colpita dalla violenza tedesca è una comunità nuova, larga, ma dai confini porosi non pienamente definiti.
La mancata giustizia del dopoguerra spinge molti a lasciare la zona con un nuovo sfollamento che continuerà sino agli anni Ottanta del Novecento.
Il progetto prevede uno spoglio bibliografico e archivistico e una campagna di interviste ai familiari delle vittime di seconda e terza generazione, per ricostruire le famiglie – anche nei loro legami lontani – capire in che modo si è riusciti a rielaborare il trauma e che significato ha avuto il legame con lo spazio dei luoghi.
c) Le migrazioni contemporanee non documentate lungo il corridoio del Mediterraneo Centrale
Lampedusa è individuata come la realtà di riferimento per indagare, in modo transdisciplinare, il fenomeno delle migrazioni non documentate contemporanee e delle sue relazioni con una dimensione del confine.
Lampedusa è da tempo sotto i riflettori – mediatici, accademici, politici, ecc… – come snodo delle migrazioni non documentate dal continente africano. Inoltre, è stata ed è terra di immigrazione e ha attratto e attrae persone che da mondi privilegiati decidono di farne una patria elettiva. È dunque al centro di processi e flussi globali che la ricerca archeologica e antropologica e la documentazione audiovisiva possono raccogliere, contestualizzare, connettere e raccontare, partendo da ciò che l’isola offre agli sguardi esterni: luoghi, paesaggi, oggetti, testimonianze materiali e immateriali.
Questo focus ha l’obbiettivo di restituire il presente e il passato prossimo dell’Isola provando a sperimentare una metodologia partecipata di rilevazione sul campo e di restituzione, cercando così da valorizzare la dimensione pubblica dei saperi coinvolti. I dati raccolti, nelle loro diverse forme, saranno inoltre integrati con il lavoro di analisi delle tracce digitali della migrazione. Queste includono analisi di dati da Social Media, per esempio dati Twitter, e dati da media tradizionali, per esempio dati estratti dal dataset GDELT (https://www.gdeltproject.org/). Ciò consentirà di studiare la variazione nel tempo e nello spazio delle lingue, degli argomenti e del sentiment verso la migrazione. Verranno costruite delle dashboard per visualizzare le varie dimensioni studiate e queste saranno integrate con la creazione di Open Web Maps che permetteranno di veicolare, in modo interattivo, diversi contesti attraverso differenti tipologie di contenuti.
Attività:
22-27 maggio 2023 – Missione a Lampedusa (AG). Documentazione archeo-antropologica delle imbarcazioni in ferro giunte sull’isola negli ultimi mesi.
Gabriele Gattiglia (Responsabile scientifico) gabriele.gattiglia@unipi.it
Francesca Anichini francesca.anichini@unipi.it
Mirco Carrattieri
Costanza Coppini
Caterina Di Pasquale caterina.dipasquale@unipi.it
Jesper Eidem jesper.eidem@unipi.it
Gianluca Fulvetti gianluca.fulvetti@unipi.it
Matteo Merlino
Alina Sirbu alina.sirbu@unipi.it
Laura Pollacci laura.pollacci@unipi.it
Emanuele Taccola emanuele.taccola@unipi.it
Nicola Trabucco nicola.trabucco@unipi.it
Collaborano a TOM
Jacopo Acquistapace
Sofia Bisinella
Daniele Bonanni
Lorena Bravi
Simone De Varti
Flora Fodera
Francesca Lamonica
Andrea Malvaldi
Federica Natale
Elisa Paperini
Anna Fabiola Ricciu
Raffaele Voccia
Progetto finanziato con fondi PRA (Progetti di Ricerca di Ateneo) dell’Università di Pisa